Campi Flegrei

Flegrei, Campi

Enciclopedia dell' Arte Antica

FLEGREI, Campi . - Territorio vulcanico della Campania settentrionale costiera, attualmente limitato a S dal golfo di Pozzuoli e da Capo Miseno, a Ν dalla piana e dal canale di Quarto; con essi sono in relazione le isole di Ischia, Procida e Vivara, dette flegree. Con questo nome, di origine greca (φλεγραϊος = ardente), le fonti antiche indicano sia un'area di estensione simile a quella moderna (Strab., V, 4,4; Plin., Nat. hist., III, 61; XVIII, 111), sia, in un'accezione più ampia, il territorio compreso tra il Vesuvio e il Volturno (Diod. Sic., IV, 21,5; V, 71,3; Pol

Leggi tutto

Campi Flegrei - storia eruttiva

eruzione di Monte Nuovo


I Campi Flegrei sono un campo vulcanico all’interno del quale, negli ultimi 39.000 anni, sono stati attivi numerosi centri eruttivi differenti. La storia geologica dei Campi Flegrei è stata dominata da due grandi eruzioni: l'eruzione dell’Ignimbrite Campana (IC-avvenuta 39.000 anni fa) e l'eruzione del Tufo Giallo Napoletano (TGN-avvenuta 15.000 anni fa). Tali eruzioni sono connesse a due episodi di sprofondamento che, sovrapponendosi, hanno generato una caldera complessa che rappresenta la struttura più evidente del Distretto Vulcanico Flegreo. Quest'ultimo comprende i Campi Flegrei, parte della città di Napoli, le isole vulcaniche di Procida ed Ischia, e la parte nord-occidentale del Golfo di Napoli.

L’attività vulcanica del Distretto Flegreo, è connessa agli eventi tettonici distensivi che hanno determinato la formazione della depressione, compresa tra il M. Massico a nord e la penisola sorrentina a sud, che prende il nome di Graben della Piana Campana

L’età di inizio del vulcanismo nell’area flegrea non è precisamente noto: sequenze di lave e piroclastiti di circa 2 milioni di anni di età sono state incontrate in perforazione tra Villa Literno e Parete, in affioramento i prodotti vulcanici più antichi hanno un’età di circa 60.000 anni e sono costituiti principalmente da depositi piroclastici e da resti di duomi lavici.

Le caldere dell'IC e del TGNL'interpretazione di nuovi dati stratigrafici sia di superficie che provenienti da perforazioni, anche alla luce di tutti i dati geologici, geomorfologici, petrologici e geofisici disponibili in letteratura, ha permesso di ricostruire in modo più dettagliato la ricostruzione della storia vulcanica e deformativa della caldera flegrea. In particolare, la geologia di superficie è stata ricostruita facendo riferimento ai depositi dell'Ignimbrite Campana (39.000 anni) e del Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni) che, in virtù della loro distribuzione areale e continuità laterale, costituiscono utili orizzonti guida.


Vulcanismo più antico di 39.000 anni

centri_pre39ka

Le rocce più antiche dell'Ignimbrite Campana sono esposte solo lungo le scarpate che bordano i Campi Flegrei ed hanno composizione essenzialmente alcalitrachitica. Esse comprendono i duomi lavici di Punta Marmolite (47.000 anni) e di Cuma (39.000 anni), i depositi piroclastici dei Tufi di Torre Franco (>42.000 anni) ed il relitto del cono di tufi di Monte Grillo.

Solo alcuni dei centri eruttivi che hanno originato i depositi citati sono esposti, tuttavia, gran parte delle piroclastiti affioranti sembrano aver avuto origine da centri ubicati in aree non distanti. Depositi piroclastici alla stessa altezza stratigrafica sono stati incontrati in perforazione a Poggioreale, Capodimonte, Ponti Rossi, Chiaiano e Secondigliano. 

 

 

L'Ignimbrite Campana (39.000 anni)

Ignimbrite Campana in località VerdolinoL'Ignimbrite Campana è il prodotto della maggiore eruzione esplosiva avvenuta nell'area mediterranea negli ultimi 200.000 anni. Tale eruzione, avvenuta in un centro ubicato nei Campi Flegrei, ha seppelito gran parte della Campania sotto una spessa coltre di tufi. Durante l’eruzione si formò una caldera che determinò lo sprofondamento di una vasta area che comprende i Campi Flegrei, parte della città di Napoli ed una parte delle baie di Napoli e Pozzuoli.


 

Vulcanismo tra 39.000 e 15.000 anni
centri_39-15kaLe rocce eruttate nel periodo di tempo compreso tra l'eruzione dell'Ignimbrite Campana e quella del Tufo Giallo Napoletano, sono esposte lungo il bordo della caldera dell'Ignimbrite Campana, all'interno della città di Napoli e lungo i versanti nord-occidentale e sud-occidentale della collina di Posillipo. I centri eruttivi, che hanno generato principalmente attività esplosiva, erano ubicati all'interno della caldera dell'Ignimbrite Campana, sia nella parte attualmente emersa, sia nella parte che attualmente si trova sotto il livello del mare nel golfo di Napoli. In particolare a Torregaveta, Monticelli, Monte Echia, lungo il versante meridionale delle colline di San Martino e Capodimonte, e lungo i versanti nord-occidentale e sud-occidentale della collina di Posillipo. La collina di San Martino è una cupola lavica ricoperta da prodotti piroclastici. Anche i vulcani sommersi del Banco di Pentapalummo e del Banco di Miseno, che si trovano nella Baia di Pozzuoli, appartengono a questo periodo di attività.

 

Il Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni)

Affioramento di Tufo Giallo Napoletano lungo la costa di Posillipo a NapoliL'eruzione del Tufo Giallo Napoletano è la seconda per importanza nell'area campana. Nel corso dell'eruzione furono emesse, da un centro ubicato nei Campi Flegrei, alcune decine di km3 di magma che ricoprirono un'area di circa 1.000 km2. I depositi connessi con l'eruzione del Tufo Giallo Napoletano si rinvengono nell'area napoletano-flegrea e nella Piana Campana fino ai rilievi dell'Appennino. L’eruzione del Tufo Giallo Napoletano fu accompagnata dalla formazione di una caldera che determinò lo sprofondamento di un’area che comprende parte dei Campi Flegrei e della baia di Pozzuoli.


 

Vulcanismo più recente di 15.000 anni

Il cratere di Monte Nuovo, generatosi durante l'eruzione del 1538, visto dall'alto.Il vulcanismo più recente del Tufo Giallo Napoletano è concentrato in tre epoche di intensa attività, alternate a periodi di quiescenza. Secondo gli studi più recenti nella prima epoca (periodo tra 15.000 e 9.500 anni fa) hanno avuto luogo 34 eruzioni esplosive, con una media di una eruzione ogni 70 anni. Nella seconda epoca (periodo tra 8.600 e 8.200 anni fa) si sono verificate 6 eruzioni esplosive, con una media di una eruzione ogni 65 anni. La terza epoca (periodo tra 4.800 e 3.800 anni fa) è stata caratterizzata da 16 eruzioni esplosive e 4 eruzioni effusive, che si sono succedute con una frequenza media di una eruzione ogni 50 anni. Il vulcanismo attivo in questo periodo ha generato numerosi edifici vulcanici, molti dei quali ancora ben conservati ed esposti nei Campi Flegrei.

L'ultima eruzione è stata quella del Monte Nuovo nel 1538 dopo un periodo di quiescenza durato circa 3.000 anni ed è tra le eruzioni di minore intensità avvenute ai Campi Flegrei.

 

Il bradisismo

Nei periodi di tempo compresi tra il 1970-72 ed il 1982-84 gli abitanti dell’area flegrea, e di Pozzuoli in particolare, sono stati testimoni e vittime di un fenomeno di sollevamento del suolo che, in pochi mesi, ha portato quest’ultimo ad un livello, complessivamente, di circa 3.5 m più alto. Questo fenomeno è noto con il nome di bradisismo (letteralmente movimento lento del suolo, in contrapposizione con il movimento veloce che si realizza nel corso di un terremoto). Il tempio di Serapide a Pozzuoli nella seconda metà degli anni '60. Il pavimento è sotto il livello del mare a testimoniare un abbassamento del suolo successivo alla sua costruzione in epoca romanaIl tempio di Serapide a Pozzuoli oggi. Il pavimento è sopra il livello del mare ad indicare un sollevamento del suolo rispetto agli anni '60.Il luogo, più di ogni altro, testimonianza nei secoli del bradismo flegreo è il macellum (mercato di epoca romana meglio conosciuto con il nome di Tempio di Serapide) situato in prossimità del Porto di Pozzuoli. Le rovine di tale costruzione (che risale alla fine del I sec.d.C) sono state di grande utilità per la ricostruzione dell'andamento del bradisismo grazie ai fori prodotti dai litodomi (i cosiddetti datteri di mare, ovvero molluschi marini che vivono in ambiente costiero al limite tra l'alta e la bassa marea) sulle colonne che, a partire dal IV sec. d.C. in poi, testimoniano le variazioni del suolo rispetto al livello marino.

 

FONTE

http://www.ov.ingv.it/ov/it/campi-flegrei/storia-eruttiva.html